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Si fonde con l'articolo, o più propr. con le forme arcaiche dell'articolo ello, ella, ecc., dando luogo alle preposizioni articolate nel, nello, nella, nei, negli, nelle ; anticamente si avevano anche le forme disgiunte in lo, ecc.: Cade in la selva (Dante); nel toscano antico, e ancor oggi in qualche dialetto, la forma articolata può essere preceduta dalla forma semplice: in nell'acqua. Dopo parola uscente in vocale, può subire nell'uso parlato, e anticamente anche nella lingua scritta, l'aferesi: che fai tutto il giorno 'n casa?; E 'l sol montava 'n su (Dante).
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È il segnale classico del rapporto locativo e indica una immersione (o collocazione) nello spazio o nel tempo, in senso proprio e fig.; dà luogo pertanto al complemento di stato in luogo : una casa in campagna; ha alcuni parenti in Sicilia; non ho nessuna fiducia in quell'uomo; sta in lui decidere; se fossi in voi, respingerei quella proposta; nei suoi piedi (cioè ‘nella sua situazione o condizione’) non esiterei a partire.
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Per quanto concerne l'immersione o la collocazione in una dimensione temporale, dà luogo innanzi tutto al complemento di tempo determinato ( sono nato nel 1948 ; le manifestazioni avranno luogo nel mese di maggio ; in autunno molti alberi perdono le foglie ); in passato si usò anche scrivendo le date: in dì trenta di maggio. La ritroviamo, poi, in espressioni che denotano la ‘durata’ o il ‘limite’ di tempo, analizzabili come complementi di tempo continuato : in gioventù non mancava di una certa inventiva; ripasserò in mattinata; ha preparato tre esami in un mese; talvolta in correlazione con la prep. di.
lo aspettiamo di giorno in giorno
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L'immagine dell'immersione può essere sottintesa o ridursi a simbolica, alludendo a uno schema all'interno del quale ci si dispone: essere in due ‘essere all'interno di una comunità di due’ (col risultato di ‘unione’), opposto a essere due che ha il risultato invece di distinguere; trasformarsi in topo ‘entrare all'interno dello schema di un topo’, mentre diventar topo implica sostituzione pura e semplice.
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Quando sia l'immagine dell'immersione che quella della collocazione si prestano all'attribuzione di valori modali più che spazio-temporali, in senso proprio o fig., dà luogo ai seguenti complementi.
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Sempre dalla base di un rapporto locativo incrociato con valori modali si parte per indicare una ‘consistenza specifica’ ( possedere un capitale in titoli, in terreni ), sottolineata talvolta come assoluta validità, presenza, disponibilità ( in verità, in coscienza, in nome di Dio ), che si nobilitano fino a simboleggiare un superiore rapporto di unione o comunione spirituale ( fratelli in Cristo ).
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Seguita da un verbo all'infinito gli conferisce il valore di una proposizione temporale implicita, che sul piano formale equivale a un gerundio: nel dire così, in così dire; nell'ascoltare quelle parole, si alterò profondamente; in antico, la troviamo addirittura, pleonasticamente, premessa alla forma del gerundio.
Però pur va, e in andando ascolta
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Interviene, infine, nella formazione di locuzioni prepositive ( in compagnia di, in seguito a, in virtù di ), avverbiali ( in giù, in su, in fondo, in concreto, in breve, in fretta e furia ), congiuntive ( in quanto che, nel caso che ) e di avverbi veri e propri ( insomma, infatti, invano, invece ).
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Di chi è bene introdotto in un ambiente o in una cerchia particolare, oppure si è integrato in un certo sistema.
quello scrittore è molto in nei salotti della capitale
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Prefisso negativo e privativo di molte parole, premesso di solito ad aggettivi e sostantivi derivati dal latino ( capace-incapace, capacità-incapacità ), a participi presenti e passati ( coerente-incoerente, compreso-incompreso ), più raramente a sostantivi autonomi ( incolore, inodore ). Di fronte a parola che comincia con l-, m-, r- la n si assimila ( illogico, immortale, irrecuperabile ); davanti a b- e p- si cambia in m ( imbelle, impotente ); resta immutata davanti a s- impura ( instabile, inscusabile ).
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Prefisso verbale con valore introduttivo (illativo). Serve alla formazione di verbi denominali da aggettivi ( intenerire da tenero ), oppure da sostantivi ( inacetire da aceto ), in alcuni dei quali conserva il valore della prep. lat. in ‘dentro’ ( incarcerare da carcere : “mettere ‘dentro’ il carcere”). Davanti a parole che cominciano per consonante si comporta come il prefisso precedente (vedi in-); solo davanti a parole che cominciano con s- impura tende a ridursi alla semplice i- ( istruire, anziché instruire, ma anche instaurare, installare, più com. di istaurare e istallare ); in alcuni casi le due forme i- e in- danno luogo a una vera e propria distinzione semantica ( inscrivere e iscrivere ).
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